Viviamo
in una società che non pretende da noi il riconoscimento dei nostri limiti per
poterli accettare e superare e renderli parte integrante di noi stessi come
unicità, ma crea per noi canoni specifici in cui rientrare altrimenti NON SI
E'. Il risultato è che la maggior parte degli individui si sente inadeguata e
frustrata in qualsiasi ambiente e contesto si trovi. Nella "migliore"
delle ipotesi, per non sentirsi tagliati fuori ingaggia un'ardua battaglia per
assogettarsi agli stereotipi, nella "peggiore" rinuncia in partenza
vivendo una vita parallela sognata da una parte e completamente avulsa da
quella reale. I sogni non diventano quindi una molla propulsiva ma un rifugio e
la "perfezione" imposta non è ovviamente raggiungibile. La scuola
dovrebbe essere il luogo che "insegna" a preservarci da queste tristi
sorti, proteggerci da questi orridi meccanismi per consentire, oltre a fornire
un buon livello di cultura, una consapevolezza del sè inattaccabile, proprio
perchè non uniformabile. La diversità quindi come ricchezza e non come problema
da "risolvere". Tra i tanti ho molto apprezzato l'intervento del
Maestro Cesare Moreno che ha rivolto lo sguardo sulla fragilità come punto di
partenza e di forza.
IL TEMPO, nodo fondamentale, a partire dall'orario scolastico, che racchiude la
risposta a tanti problemi legati alla sfera dell'umano.
Un convegno molto interessante e coinvolgente, condotto da "belle
persone". Un piacere vero e una novità assoluta che ad un convegno emerga
la persona e non il relatore per quanto competente. Un momento in cui la
potenza dell'individuo e il suo patrimonio hanno prevalso sul ruolo. Spero che
da questo incontro si potranno sviluppare nel tempo queste importanti tematiche
e dare un apporto vero al ministro della pubblica istruzione, perchè la scuola
possa migliorare. Ci sono poche immagini altrettanto forti e commoventi quanto
la testa di un bambino china sul primo quaderno di scuola.
Grazie
Silvia Severi
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