martedì 19 giugno 2012

Note di un metodo scarabocchiato inspirato al principio del “nessuno escluso”.(3)


“ La partecipare s’impara dalla partecipazione”

Per il coinvolgimento dei giovani sono state seguite due strade: una già sperimentata, il laboratorio con gli studenti di scienze della formazione che da tre anni svolgiamo sui temi dell’adozione e dell’affido. Il laboratorio, partendo dai temi degli anni precedenti, quest’anno è stato curvato sul convegno e, alcuni studenti, hanno lavorato ben oltre le 12 ore canoniche.
L’altra, quella di uno stage con il liceo “Matilde di Canossa”, circa 40 ore di impegno, ha portato non solo alla progettazione e alla gestione delle postazioni del convegno da parte degli studenti, ma anche alla sensibilizzazione sulle sue  tematiche all’interno dello scuole primarie da loro frequentate e conosciute.
(N. B. Entrambe le forme sono attuabili in qualsivoglia città.)
Alcuni dei momenti laboratoriali sia del liceo che dell’università sono stati aperti a parenti, amici e conoscenti, ciò ha reso i giovani artefici e portatori di proposte e ci ha consentito di incontrare persone motivate e sensibili.
Per le altre classi coinvolte, due del liceo e una di un professionale per i servizi alberghieri e della ristorazione ( i ragazzi hanno servito al buffet), si è proceduto con un invito fatto in classe agli studenti e agli insegnanti spiegando gli scopi del convegno per non ridurre il tutto a un momento buttato lì, senza un prima e un poi, e per evitare di considerare le persone “mezzi” di cui servirsi in determinate occasioni..
Queste modalità sono state ovviamente usate anche con le altre associazioni e in generale con coloro che hanno dato il loro contributo scarabocchiando con noi e interrogandosi su dove e come il loro apporto potesse essere utile e proficuo.
Nessuno di loro ha chiesto di poter prendere la parola all’interno del convegno, consapevoli che il senso stava nel “servizio” all’iniziativa, nel collaborare agli allestimenti, ai blog interattivi, anziché nello spiegare chi uno era e perché era lì.
È stato un momento di testimonianza dell’essere cittadini e negli scambi che si sono realizzati nelle diverse aule c’è stato modo di conoscersi reciprocamente e di allargare i proprio orizzonti.
La condivisione di spirito, mezzi, finalità comuni è stata affidata al lavoro propedeutico di cui il convegno si sapeva, sarebbe stato un momento di sistemazione, ma soprattutto di apertura a nuove forme di intervento.
Ornella Thiebat

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